Direttiva sulla prestazione energetica nell'edilizia. Accordo in Consiglio europeo (Ottobre 2022) su una proposta di revisione

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Direttiva sulla prestazione energetica nell'edilizia. Accordo in Consiglio europeo (Ottobre 2022) su una proposta di revisione

  • 01/01/1970 00:00
Direttiva sulla prestazione energetica nell'edilizia. Accordo in Consiglio europeo (Ottobre 2022) su una proposta di revisione

Roma 20 Gennaio 2023

Nel Sole 24 Ore del 19/01/2023 il Ministro del MASE Gilberto Pichetto Fratin è autorevolmente intervenuto per precisare la posizione dell’Italia sul dibattito aperto dalla Proposta di direttiva sulla “Prestazione energetica nell'edilizia”[1] che rientra nel contesto del pacchetto "Pronti per il 55 %" (Fit for 55) del programma di lavoro della Commissione per il 2021, e integra le altre componenti del pacchetto proposto con REpower-EU[2] , in applicazione di quanto approvato a Parigi nel 2015. 

Il Ministro ha giustamente sottolineato che “La traiettoria di riduzione delle prestazioni energetiche” rientra nelle competenze degli Stati membri. La direttiva, inoltre, come chiaramente indicato dal Ministro, si rivolge agli Stati membri e non ai cittadini, e non pone alcuna limitazione alla vendita o all’affittanza degli immobili, non rientrando ciò nelle competenze europee, previste dai Trattati.

Sintesi della proposta. Elementi innovativi

La proposta di direttiva stabilisce requisiti minimi per la prestazione energetica degli edifici nuovi e di quelli esistenti in fase di ristrutturazione. Stabilisce una metodologia per il calcolo della prestazione energetica integrata degli edifici e introduce nuovi adempimenti da inserire negli attestati di prestazione energetica per gli edifici. Il Consiglio europeo ha raggiunto un accordo (per ora orientamento generale, in vista della decisione del Parlamento italiano, poi del Trilogo[3]) su questa proposta di revisione della direttiva sulla prestazione energetica nell'edilizia. 

Il principale obiettivo della revisione si compendia sul principio che: 

  • tutti gli edifici nuovi dovrebbero essere a emissioni zero entro il 2030 e 
  • gli edifici esistenti dovrebbero diventare a emissioni zero entro il 2050

Negli edifici si concentra il:

  • 40% del consumo energetico
  • 36%  delle emissioni di gas a effetto serra
  • gli edifici sono responsabili di circa la metà delle emissioni del particolato fine (PM2.5) dell'UE, che sono all'origine di malattie e morti premature[4]

Per raggiungere questi obiettivi la Commissione ritiene che si debba procedere a:[5]:

  • Un’ondata di ristrutturazioni per l’Europa: inverdire gli edifici, creare posti di lavoro e migliorare la vita dei cittadini[6]

Secondo la proposta di direttiva

Entro il 2050 tutti gli edifici dovrebbero essere a prestazioni zero, cioè l’Italia dovrà avere un parco immobiliare decarbonizzato e ad alta efficienza energetica, entro quella data. Per quanto riguarda gli edifici nuovi, il Consiglio ha convenuto che:

  • dal 2028, gli edifici di nuova costruzione, di proprietà di enti pubblici, dovrebbero essere a emissioni zero
  • dal 2030, tutti gli edifici nuovi dovrebbero essere a emissioni zero.

Verranno esentati gli edifici storici, i luoghi di culto e gli edifici utilizzati a scopi di difesa.

Per gli edifici esistenti, gli Stati membri hanno convenuto di introdurre  in ogni Stato norme minime di prestazione energetica, corrispondenti alla quantità massima di energia primaria che gli edifici possono utilizzare per m² all'anno. 

L'obiettivo è quello di  stimolare le ristrutturazioni[7], e promuovere una graduale eliminazione degli edifici con le prestazioni peggiori, e un miglioramento continuo del parco immobiliare nazionale.

Per gli edifici non residenziali esistenti, gli Stati membri hanno convenuto di fissare soglie massime di prestazione energetica, basate sul consumo di energia primaria. 

Tali norme dovrebbero prevedere che gli edifici con attestato di prestazione energetica di classe G siano soggetti a ristrutturazione e migliorati almeno fino a raggiungere la classe di prestazione energetica E entro il 2030, così come che gli edifici residenziali aventi le prestazioni energetiche peggiori dovrebbero raggiungere  la classe E entro il 2033[8]

Per gli edifici residenziali esistenti, gli Stati membri hanno convenuto di fissare norme minime di prestazione energetica, sulla base di una traiettoria nazionale, in linea con la progressiva ristrutturazione del parco immobiliare, per renderlo a emissioni zero entro il 2050, come indicato nei  piani nazionali di ristrutturazione edilizia.

La traiettoria nazionale sarebbe espressa come un calo del consumo medio di energia primaria dell'intero parco immobiliare residenziale, durante il periodo 2025-2050, con due punti di controllo, per tenere traccia dei risultati conseguiti dagli Stati membri. In questo modo si garantirebbe che il consumo medio di energia primaria, dell'intero parco immobiliare residenziale, possa essere equivalente almeno:

  • entro il 2033, alla classe di prestazione energetica E (attualmente G)
  • entro il 2040, a un valore determinato a livello nazionale, derivato da un graduale calo del consumo medio di energia primaria dal 2033 al 2050, in linea con la trasformazione del parco immobiliare residenziale, in un parco immobiliare a emissioni zero.

Gli Stati membri hanno convenuto di aggiungere agli attestati di prestazione energetica una nuova categoria "A0" che corrisponde agli edifici a emissioni zero. 

Inoltre, gli Stati membri potranno aggiungere una nuova categoria "A+" corrispondente agli edifici che, oltre a essere edifici a emissioni zero, offrano un contributo alla rete energetica da rinnovabili in loco. 

L'attestato di prestazione energetica per gli edifici classifica gli edifici su una scala da A (con le migliori prestazioni) a G (con le prestazioni peggiori), in base alla loro prestazione energetica.

Gli Stati membri hanno convenuto di fissare requisiti che garantiscano che tutti i nuovi edifici siano progettati con la possibilità di ottimizzare il loro potenziale di produzione di energia solare. 

Gli Stati membri hanno concordato l'installazione di impianti solari adeguati:

  • entro il 31 dicembre 2026, su tutti i nuovi edifici pubblici e non residenziali con una superficie coperta utile superiore a 250 m²,
  • entro il 31 dicembre 2027, su tutti gli edifici pubblici e non residenziali esistenti sottoposti a ristrutturazioni importanti o profonde, con una superficie coperta utile superiore a 400 m²,
  • entro il 31 dicembre 2029, su tutti i nuovi edifici residenziali.

Gli Stati membri hanno concordato prescrizioni finalizzate a mettere a disposizione infrastrutture per la mobilità sostenibile, tra cui: 

  • punti di ricarica per automobili e biciclette elettriche all'interno o in prossimità degli edifici, 
  • cablaggio per infrastrutture future, 
  • parcheggi per biciclette,
  • passaporti di ristrutturazione volontari per gli edifici.

Gli Stati membri hanno convenuto di pubblicare piani nazionali di ristrutturazione edilizia, contenenti una tabella di marcia con obiettivi nazionali per il 2030, il 2040 e il 2050,  per quanto riguarda: 

  • il tasso annuo di ristrutturazione energetica, 
  • il consumo di energia primaria e finale del parco immobiliare nazionale, 
  • le relative riduzioni delle emissioni operative di gas a effetto serra. 

I primi piani saranno pubblicati entro il 30 giugno 2026 e successivamente ogni cinque anni.

La traiettoria è espressa come un calo del consumo medio di energia primaria in kWh/(m2/.a) dell'intero parco immobiliare residenziale, durante il periodo 2025-2050, e individua il numero di edifici e unità immobiliari, o la superficie coperta, da ristrutturare ogni anno. 

Nel determinare le traiettorie nazionali, gli Stati membri dovrebbero fare in modo che il consumo medio di energia primaria in kWh/(m2/a) dell'intero parco immobiliare residenziale sia equivalente almeno: 

a) alla classe di prestazione energetica E (oggi G), entro il 2033; 

b) entro il 2040, un valore determinato a livello nazionale, derivato da un graduale calo del consumo medio di energia primaria dal 2033 al 2050, in linea con la trasformazione del parco immobiliare residenziale, in un parco immobiliare a emissioni zero.

Inoltre, dovrà essere introdotto un "Registro digitale degli edifici", cioè un repertorio comune di tutti i dati edilizi pertinenti, compresi i dati relativi alla prestazione energetica, quali: 

  • gli attestati di prestazione energetica, 
  • i passaporti di ristrutturazione, 
  • gli indicatori di predisposizione all'intelligenza degli edifici, che agevola il processo decisionale informato e la condivisione di informazioni nel settore edile, tra i proprietari e gli occupanti, gli istituti finanziari e gli enti pubblici
  • energia da FER (Fonti Rinnovabili) prodotti nelle vicinanze, distribuite con rete dedicata

Superficie coperta utile

Oltre alle prescrizioni relative al calcolo delle trasmittanze delle pareti opache e trasparenti degli edifici, che sono state oggetto di normazione, a partire dalla Direttiva 2002/91/CE, ai fini della valutazione del consumo di energia primaria, va considerata la "Superficie coperta utile": superficie coperta, utilizzata come dimensione di riferimento per la valutazione della prestazione energetica di un edificio, calcolata come la somma delle singole zone all'interno dell'involucro dell'edificio, che sono necessarie per quantificare le condizioni d'uso specifiche, quali il clima degli ambienti interni, e l'applicazione delle regole di suddivisione in zone e di assegnazione. 


Legenda:

[1] COM (2021) 802 del 15/12/2021

[2] COM (2022) 240 del 18/05/2022. Introduzione di ulteriori requisiti minimi di prestazione energetica per gli edifici al fine di incentivare le ristrutturazioni che riguardino anche i sistemi di riscaldamento e raffrescamento, con tempistiche sufficientemente ambiziose, e l'avvio un percorso di ammodernamento degli edifici con le prestazioni peggiori, per farli passare dalla classe G almeno alla classe E dell'attestato di prestazione energetica;

[3] Trilogo, composto da (Presidenza svedese di turno, Parlamento europeo, Commissione europea) 

[4] COM(2021) 802 final.

[5] Comunicazione (COM(2020) 662 del 14.10.2020)

[6] Il PNRR ha previsto notevoli finanziamenti per attuare questa ondata in vista della decarbonizzazione entro il 2050

[7] Ora rappresenta solo l’1%, a livello europeo

[8] Il proposto nuovo Fondo sociale per il clima colmerebbe il divario tra il dispositivo per la ripresa e la resilienza e la transizione tra il QFP (Quadro Finanziario Pluriennale, 2021/2027) attuale, e il periodo successivo al 2027, e mobiliterebbe 72,2 miliardi di EUR per il periodo 2025-2032, a sostegno delle famiglie, in particolare di quelle che vivono negli edifici con le prestazioni peggiori.

 

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